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THE CHILDHOOD OF A LEADER (l'infanzia di un leader)

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view post Posted on 3/2/2015, 11:52     Top   Dislike
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VISTA LA BRUTTA ESPERIENZA CON IDOL'S EYE :asino: HO VOLUTO ASPETTARE CI FOSSE LA CERTEZZA DEGLI ATTORI SUL SET PER SCRIVERE A PROPOSITO DEL FILM :D EBBENE Sì, PER QUANTO ROB SIA GIà DA UNA SETTIMANA A BUDAPEST E NON ABBIAMO ANCORA NESSUNA FOTO <_< , PARE CHE IERI UNA FAN L'ABBIA INCONTRATO ^_^ ED ABBIAMO ANCHE LA PRIMA FOTO DEL SET!!!!!!!

Screen-Shot-2015-02-02-at-8.58.34-PM

è IL BUDA CASTLE (CHE FECE DA LOCATION ANCHE AL VIDEO FIREWORK DI KATY PERRY...AVETE PRESENTE?)



MA VENIAMO A NOI...QUESTO FILM, DIRETTO DA BRADY CORBET (AL SUO DEBUTTO COME REGISTA) è INTERPRETATO DA TIM ROTH, BERENICE BEJO E ROBERT PATTINSON :P

"QUESTA FAVOLA AGGHIACCIANTE RIGUARDO LA NASCITA DEL FASCISMO NEL 20ESIMO SECOLO, RACCONTA LA STORIA DI UN RAGAZZO AMERICANO CHE VIVE IN FRANCIA NEL 1918, IL CUI PADRE LAVORA PER IL GOVERNO DEGLI STATI UNITI ALLA CREAZIONE DEL TRATTATO DI VERSAILLES. CIò A CUI ASSISTE, AIUTA A PLASMARE IL SUO CREDO, E SI ASSISTE ALLA NASCITA DI UN EGO TERRIFICANTE. LIBERAMENTE ISPIRATO ALLE ESPERIENZE DELLA PRIMA INFANZIA DI MOLTI GRANDI DITTATORI, THE CHILDHOOD OF A LEADER (L'INFANZIA DI UN LEADER) è UN RITRATTO INQUIETANTE DEL MALE EMERGENTE.

ROB DOVREBBE INTERPRETARE UN TIZIO DI NOME CHARLES, IL RUOLO CHE DOVREBBE AVERE NON è ANCORA BEN CHIARO. VI FAREMO SAPERE ;)


PERSONALMENTE SONO POCHI I FILM SUL GENERE CHE MI PIACCIANO...MA PER ROB E TIM FARò UNO SFORZO :P

P.S.: E MOOOOOLTA PAURA PER IL TAGLIO DI ROB :aiuto: :D
 
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luis@87
view post Posted on 13/2/2015, 17:00     +1   Top   Dislike




Prima Still,che figo :wub:

 
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view post Posted on 2/3/2015, 17:36     +1   Top   Dislike
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B_Gvm2CXAAAH6FS

FOTO DI CAST E CREW! TROVA ROB :P

 
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view post Posted on 5/9/2015, 09:12     Top   Dislike
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bUCPziDM

E PENSARE CHE UNA VOLTA GLI FACEVANO LE SOPRACCIGLIA AHHHHHHHH :scomp: SEMBRA DIVERSISSIMO VERO?? BRAVO ROB ;)

 
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view post Posted on 8/9/2015, 13:48     Top   Dislike
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QUESTA NUOVA STILL è MOOOOOOOLTO PIù BELLA :wub: CIAO CHARLES MARKER!

COYW0G8WgAAsVPm

E SE PENSAVATE CHE QUESTO FILM (DOVE ROB Sì HA SOLO UN PICCOLO RUOLO) FOSSE UNA COSA SEMPLICE E LEGGERA DA VEDERE...MA QUANDO MAI!!!! :scomp: ECCO LE OPINIONI DELLE ROBERTOSE ITALIANE CHE SONO ANDATE A VEDERLO A VENEZIA



Ambientato alla fine della Prima Guerra Mondiale in Francia, la storia narra dello sviluppo mentale di un bambino, figlio di un diplomatico americano, durante i giorni della ratifica del Trattato di Versailles.
Il film è diviso in quattro sezioni distinte, con tanto di titoli da film muto, tre delle quali convergono sugli exploit di questo bambino - i 'temper tantrum' ossia gli scatti d'ira - in merito ad alcune vicende familiari, che lo porteranno all'ultima sezione, quella definitiva, quella che rivelerà chi è questo bambino e cos'è diventato, non a caso intitolata 'the bastard'.
L'inizio del film è composto da spezzoni di documentari riguardanti la guerra, i movimenti dei soldati in campo, i bambini rifugiati ammassati e infreddoliti, in contrapposizione alla classe governativa, con esplicito riferimento ai 'quattro grandi' coinvolti nel trattato (i rappresentanti di Inghilterra, Francia, Italia e Stati Uniti) e alla classe politica che doveva decidere delle sorti dell'Europa e del futuro delle nazioni coinvolte nel conflitto appena terminato, e... anch'esse non sono immagini volte a dare sicurezza, rivelano invece il distacco tra le due categorie umane, popolo e governo, insistendo sui volti fissi di uomini che probabilmente pensavano a nuove mosse economiche e all'affermazione personale.
Non vi è narrazione o spiegazione su quello che si sta osservando, ci sono solo immagini accompagnate dalla colonna sonora di Scott Walker (cantante e compositore "mitico" negli anni '60, ispiratore di David Bowie e personaggio enigmatico, rispettato nel mondo dei grandi della musica e chiamato 'the gorgeous' dalle fans) potente, violenta, volutamente fastidiosa, invisibile co-protagonista al pari dei personaggi principali, tant'è che alla fine della parte documentaristica, dove ne ha sottolineato l'orrore, non termina di inquietare quando le immagini si spostano sul bambino protagonista - osservato dal vetro di una finestra - con ali e aureola per una recita religiosa, fermo ad aspettare il suo ingresso per la prova e su cui, nella fissità della scena, si vede solo il riflesso di una candela che arde... proprio in corrispondenza delle ali.
La storia verte su sei personaggi principali: il bambino (Tom Sweet), la madre (Bérenicé Bejo), il padre (Liam Cunningham), l'amico di famiglia Charles Marker (Robert Pattinson), l'insegnante di francese Ada (Stacy Martin) e la governante Mona (Yolande Moreau), a cui la sceneggiatrice, Mona Fastvold, ha chiaramente dato il proprio nome. Dei componenti della famiglia, però, non se ne rivela il nome. Il nome di battesimo del bambino si udirà solo nel momento in cui compirà un atto efferato.
Le scene vedono le dinamiche familiari in un ritratto di un bambino a cui sicuramente è negato affetto, concessogli in minima parte solo dalla governante, dove il padre è un diplomatico poco incline alle faccende familiari e dove la madre tiene le redini di tutto, facendo e disfacendo, occupandosi del difficile fanciullo a cui non dà un briciolo di amore nè di comprensione materna, ma che si inorgoglisce quando il bambino rivela doti inaspettate.
Non si può dire molto di più sulla trama e i motivi sono tanti, non ultimo lo stupefacente finale che chiuderà tutti i pezzi di un puzzle sapientemente architettato. Ma non è nemmeno questo, è che il film ha una validità forte più per il non detto che per ciò che è servito 'in chiaro' allo spettatore.
Corbet è giovane ed è al suo primo lungometraggio, ma ha un passato artistico pesante, di tutto rispetto, che lo ha visto lavorare con grandi registi da cui sembra aver imparato tutto ciò che poteva. Il suo film è interamente europeo, non solo per la produzione e le collaborazioni, intendo che è proprio di respiro europeo, e questo oggigiorno è una rarità. Ha fatto i compiti, ha studiato, ha guardato, ha fatto proprie le caratteristiche del grande cinema d'autore come quello del danese Von Trier, del poco americano e tanto 'britannizzato' Kubrick, del tedesco Haneke a cui è stato paragonato in maniera negativa in alcune critiche, ed effettivamente le caratteristiche di questi registi si vedono tutte in The Childhood of a Leader. Dove? Nelle inquadrature degli ascensori, dei personaggi ripresi di spalle, della volta a vetrata del soffitto che gira e gira e gira lentamente, nella scelta di musica da film dell'orrore che irrompe al cambio di inquadratura ma non per rivelare un mostro, bensì solo per far vedere un ambiente... e dire senza parole: è un ambiente, è freddo, è mostruoso, non c'è nessuno, ma il brividino lungo la schiena te lo fa venire lo stesso. Questo è tutto Kubrick. Assolutamente. E' Kubrick anche nel bambino inquietante che ricorda tanto Shining. Lars Von Trier invece fa la sua clamorosa apparizione nelle scene lunghe, lunghe finchè non guardi l'orologio, ricorderete almeno la sequenza di inizio di Nyphomaniac che è composto da cinque minuti, cinque, cazzo cinque, di muro in cortina prima di arrivare all'inquadratura della protagonista stesa a terra, con tutti i suoi chiaroscuri più scuri che chiari; mentre il fantasma di Haneke appare nelle inquadrature dei personaggi che si fondono completamente con l'ambiente, dove l'uno dà importanza all'altro in maniera vicendevole perchè entrambi raccontano una parte di verità e dove la mancanza di un pavimento in una scena sarebbe un errore per l'efficacia della stessa. Ci si vedono tanti grandi nelle inquadrature e nelle scelte stilistiche di Corbet, io ci vedo Antonioni negli sguardi dei bravissimi protagonisti e persino Herzog nella rabbia.
Insomma via, non stiamo parlando di pizza e fichi, non stiamo parlando di uno che ha deciso di fare un film con l'iPhone perchè gli andava. Corbet ha cercato, nel bene e nel male, di mettere in pratica tutto quello che ha assorbito, e questo, nel mio quaderno, è un merito.
Però, la cosa interessante e anche figa da morire, direi, è che ad una prima impressione il film è un mattone a La Corazzata Potemkin: è difficile, pesante, ripetitivo, ipnotico e sonnifero. E' così. Non è stata una passeggiata nel parco, è più, per parafrasare il titolo di un celebre film, una passeggiata a piedi nudi nel parco, in inverno. Non si può andare a vedere questo film aspettandosi di vedere un horror, com'è stato definito in senso superficiale, superficiale perchè E' un horror ma nel senso di inquietudine che provoca, o come un giallo perchè non sai come va a finire, o come... qualsiasi altra cosa. Non si può andare a vedere questo film contando i minuti in cui c'è Robert Pattinson, di cui parlerò a breve, perchè è un insulto al film e a Rob anche. Ho letto critiche più o meno didascaliche, dove la didascalia non trova posto in una situazione come questa, perchè questo è un film basato interamente sulle sensazioni che provoca e su tutto ciò che non viene esplicitamente raccontato.
Sì, di primo acchito, è terrificante e ricorda tutto ciò che di negativo hai visto durante la tua giovinezza sui polpettoni dei registi emergenti degli anni '70 quando eri abituato a vedere i film americani pre '68 - e cioè tutta positività, finzione scenica, trucco inverosimile, musichine rassicuranti e lieto fine - e poi improvvisamente, dopo la rivoluzione di quegli anni, sono nati i registi che oggi sono considerati geni e che all'epoca erano agli inizi e non erano capiti.
Ecco, Corbet mi fa esattamente quest'effetto. Mi fa l'effetto di uno che vuole comunicare qualcosa di importante, ma senza spiattellartelo perchè così ti rende la vita più semplice, vuole invece farti sviluppare un senso più critico, più di osservazione, vuole farti spremere le meningi per capire cose di cui dopo puoi dire : ohhhh! E vuole passare per un regista serio. Ecco perchè non me la sento di dargli addosso come alcuni hanno fatto e come ho fatto io stessa appena uscita dalla sala. Se si va indietro nel tempo e si leggono le critiche ai vari registi ai loro inizi, sono stati letteralmente fatti a pezzi, tutti, anche quelli che ho nominato poc'anzi, perchè.... era troppo presto. Il pubblico si deve abituare, la critica si deve ammorbidire, e dovrebbe nel 99% dei casi fare 'due minuti due' di mente locale pensando al film in senso sia stretto che ampio, piuttosto che pensare di fare sensazione con il proprio pezzo da scrivere. Alla premiere c'era un signore anziano dietro di me che si è seduto e ha iniziato a dormire beatamente ancor prima dell'inizio del film. I casi sono due: o era un marito che accompagnava la moglie entusiasta del festival (o di Rob), oppure era uno di quei critici costretti dalla propria testata giornalistica a guardare 5/6 film al giorno, per poi svegliarsi, leggere qualcosina, sentire un paio di pareri e scrivere un 'pezzone' senza senso o superficiale.
Insomma, non è un film adatto ad una seratina romantica o al relax del week end, è un film che ti prende a pugni, ti dice: 'rifletti, può essere effettivamente andata così?' e provocandoti inquietudine ti dice anche: 'le cose vanno ancora così? pensaci bene...'.
Io dico di sì. Io dico che questo film ambientato nei dintorni del 1919, è di un'attualità sconcertante, sublimata nella scena della riunione intorno ad un tavolo pieno di cartine dell'Europa, dove si riflette sui disastri della guerra, sui coinvolgimenti degli stati alleati per le riparazioni, sui danni economici e sulla concentrazione in merito alla politica del 'carbone', di dove prenderlo, di dove portarlo, di quali paesi escludere, di quali coinvolgere... non vi ricorda tanto quello che accade con lo scacchiere per il petrolio oggi? Non vi ricorda la situazione in cui effettivamente siamo ancora oggi? Eh, cazzo, a me sì!
E Corbet ha girato questo film a 26 anni.
Chi di noi ha un tale senso artistico, critico e storico a 26 anni? Chi di noi riesce a 'parafrasare' la situazione mondiale attuale, la paura che tutti abbiamo che un matto arrivi al governo e faccia sfracelli con tanto di funghetto atomico, perchè tutti prima o poi ci pensiamo? Beh, Corbet con la sua aria furbetta ci fa riflettere su un passato da non dover assolutamente dimenticare, sulle possibili cause e sugli effetti che la Psicologia spiega di alcune dinamiche familiari durante l'infanzia, e sulle possibilità che potrebbero essere accadute e che ancora potrebbero accadere.
E' un film pretenzioso? Forse. Ma riflettendo a mente fredda, probabilmente questo film è fatto in questo modo proprio perchè in un altro non avrebbe lo stesso impatto e passerebbe per un film sicuramente più sciocco. Corbet dà indizi per tutto il film, sottintende un marciume non così latente sia nella società che nella famiglia borghese, fa domandare allo spettatore se ci siano delle relazioni non convenzionali tra i personaggi perchè te lo fa venire in mente e non te lo fa mai vedere nè udire, usa dialoghi che sembrano normali, tranquilli, quasi di nessuna importanza quando, invece, tutto è precisamente pensato e usato per uno scopo. Ecco perchè in prima analisi sembra un polpettone senza senso, perchè ti pianta il seme della riflessione mossa dalla curiosità e se chi ha visto questo film lo ha guardato davvero, avrà tutte le risposte... magari il giorno dopo, dopo che sei andato a casa e ti sei lavato via il festival o il rumore assordante del film, o le domande che ti fai su quelle scale infinite, quei silenzi dilatati, quei passi tanto marcati... che tanto ricordano il nazistissimo passo dell'oca...
Certo, ti rimane anche il fatto che un par de ceffoni dati al momento giusto avrebbero fatto di questo bambino un ragazzino un po' più normale, ma... i ceffoni non si danno... non si fa... no,no... certo... E sarcasmo a parte, le vicende raccontate in questo film non erano poi così astruse.
Ma parliamo di Robert Pattinson.
Rob è amico di Corbet e mi ci gioco un braccio che ha girato il film - autofinanziato - gratis. E' una cosa carina, no?
Rob, inutile negarlo, è il richiamo per anatre di questo film, tant'è che la sua assenza al festival ha provocato non pochi dissapori e disagi tra stampa, organizzazione e fans che speravano di vederlo in un evento pubblico dopo una prolungata assenza.
Poco si sapeva della trama del film - blandamente tratto dall'omonimo racconto di Sartre contenuto nella raccolta "Le Mur" e ispirato invece, come ha rivelato lo stesso Corbet, da altri testi, come "Parigi 1919: sei mesi che cambiarono il mondo" di Margaret MacMillan - e ancor meno si sapeva del personaggio di Rob, Charles Marker, l'amico di famiglia. Molto amico. Ci si aspettava di vederlo in poche battute e come personaggio minore, ma non è così. Non è meravigliosamente così.
Rob appare, praticamente al buio - il film è molto buio, il perchè è a interpretazione: cattiva fotografia? colpa della sala? oppure... è stato fatto apposta? - e dapprima si scorge il suo barbuto profilo e si ode la sua riconoscibilissima - almeno dalle fans - voce. Ha una lunga scena all'inizio: gioca a biliardo e discute di politica internazionale e di affari privati con il padre del bambino. Ciò che colpisce immediatamente è la modulazione del tono e della mimica fisica: è cresciuto. E' cresciuto professionalmente in maniera mirabile. Vi è piaciuto in Little Ashes o in The Haunted Airman prima, nella Twilight saga poi, e nei più maturi Cosmopolis e The Rover, tanto per citarne alcuni in linea temporale? Qui è ancora meglio, ve lo giuro sui miei figli. Scompaiono definitivamente tutti i tratti distintivi di Rob: occhi, bocca, mani, movimenti appartengono totalmente a un tale chiamato Charles Marker che ha le fattezze di Robert Pattinson, ma che non ha null'altro di riconducibile nè a lui nè ai suoi personaggi precedenti. Rob ha la capacità mirabile di concentrarsi su un personaggio, di viverlo completamente e di trasformare persino i tic o il movimento della bocca o lo sguardo. Recita la sua parte in maniera del tutto verosimile e del tutto propria. Rob rende Charles Marker - un uomo con un passato tragico che ora vive dignitosamente - perfettamente. Ma non è tutto. Non posso dire niente anche se è stato già detto da qualche fan deficiente in cerca di un idiota primato su twitter, perchè Rob vi sorprenderà ancora di più e in un modo pazzesco.
Che altro dire? Io direi che alla luce di questo film si può tranquillamente affermare che Rob ancora una volta ha interpretato un personaggio differente e che ha fatto non bene, ma superbene. Come andrà il film è piuttosto facile da intuire: non ha mercato, non può avere un pubblico fatto di numeri e ne soffrirà. Le uniche cose che si possono dire sono che come opera prima è forte, è decisa, è seria, è storicamente preziosa, e come ruolo per Rob è perfetto, è un altra tacca d'oro nella sua carriera. E se Corbet riesce ad andare avanti e a diventare uno dei grandi registi di film d'autore, Rob sarà stato il suo primo grande nome, la storia del cinema è piena di grandi artisti di oggi che hanno iniziato con registi semi sconosciuti diventati poi il gotha della settima arte. O forse, la crisi economica e le trasformazioni in atto nel mondo del grande schermo, daranno filo da torcere agli artisti non di cassetta, non lo so, come diceva il povero Battisti "lo scopriremo solo vivendo", rimane il fatto che The Childhood of a Leader è un film che porta a pareri contrastanti anche all'interno di una stessa persona, ha avuto critiche ottime o pessime (che forse sono anche meglio di quelle tiepidine), è fatto con pochi mezzi e da poche persone ed è encomiabilmente recitato da tutti gli attori, compreso l'inquietante "child". Non possiamo far altro che augurargli fortuna e gloria, anche se questa venisse in un secondo momento.

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