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THE KOLORS A VANITY FAIR : SOGNANDO IL FESTIVAL DI COACHELLA

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view post Posted on 18/6/2015, 10:01     Top   Dislike

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Nessuno si aspettava una musica come quella dei The Kolors in Tv, ma loro hanno vinto l'ultima edizione di Amici. La sfida di Stash e compagni: mettere d'accordo ragazze, critica e i più snob, cantando in inglese con suoni anni Ottanta. E ora, dalla cima della classifica, puntano più in alto

kolors



Lonato, Brescia. Un centro commerciale della zona ospita The Kolors, i vincitori di Amici, per il rito del firma-copie del cd. Sono in migliaia ad aspettarli: ragazzine soprattutto, ma anche bambini e mamme, emozionate pure loro. È da quando sono usciti dal talent show che Stash Fiordispino, il leader, il cugino Alex Fiordispino e Daniele Mona assistono a scene di isteria collettiva. Ad Afragola, Napoli, c’erano talmente tante persone che hanno dovuto cancellare la sessione autografi per problemi di sicurezza, a Nola la sera precedente altro bagno di folla: «Uno pur di passare mi ha detto che era figlio del vescovo», dice chi li segue. «C’erano “figli” di chiunque». L’indomani saranno a Firenze e poi via di rimbalzi in mezza Italia aspettando l’inizio del tour che parte da Roma il 10 luglio e passa da Milano il 15 (le date su thekolors.com).

Intanto il loro album Out è per la terza settimana primo in classifica. Normale per il vincitore di Amici? Non esattamente. The Kolors hanno impressionato perché sono diversi da tutto ciò a cui la tivù ci ha abituati fino a oggi.
È Stash a parlare per il gruppo. Altissimo, molto di più di quel che sembra in video, spalle larghe, ciuffo fonato e trucco.
Sa già che cosa dire e soprattutto non dire.

Che ci fa un gruppo come il vostro, con anni di serate nei locali e già supporter di Paolo Nutini e i Gossip, ad Amici?
«Anche a noi sembrava paradossale. Ma è andata così: lo scorso inverno eravamo depressi, avevamo fatto un album e nessuna etichetta se l’era filato. La cosa più grossa erano stati un paio di passaggi di notte su Mtv. Così decidemmo di trasferirci a Londra. A dicembre compriamo il volo per il 3 gennaio, la mattina dopo ricevo la telefonata della redazione. Alex era al lavoro, Daniele dormiva – abitiamo insieme –, lo sveglio e gli dico: “Andiamo a fare il provino per Amici”. E lui: “Veramente lo vuoi fare?”».
Neanche un dubbio?
«Nessuno. Ho sempre avuto come obiettivo il mainstream, il pop. Quale vetrina migliore?».
Vi ha segnalati Francesco Sarcina?
«Sì, ma non lo sapevamo. Francesco l’abbiamo visto un paio di volte, mica eravamo amici».
Dopo che cosa è successo?
«Abbiamo fatto il provino evitando le nostre cose alla Arctic Monkeys o Franz Ferdinand. Ad Amici hanno sempre vinto voci potenti e melodiche, noi siamo arrivati con i capelli sporchi e i giubbotti di pelle. Poi è entrata Maria, ha sorriso e tutto è passato. Lei sa metterti a tuo agio. Ma parliamo di noi».
Che cosa avete imparato in trasmissione?
«Come tradurre la nostra musica in un sound che possa essere apprezzato anche da chi ascolta Gigi D’Alessio».
Quante puntate avevate visto prima di entrare?
«Be’, qualche volta l’abbiamo seguito. Tutti sanno che cos’è Amici».
Dai locali underground a una scuola...
«Davanti agli scontri tra ballerini diciottenni ero un po’ basito, ma è andata bene anche se ero da solo: le band sono ammesse per non far cantare il concorrente sulla base. Che è una cosa un po’ anti-band, ma si sapeva dall’inizio. Comunque Alex e Daniele non ne hanno sofferto, siamo come fratelli. E durante il serale stavamo insieme in sala prove da mattina a notte».
Sapevate di vincere?
«Un po’ ci credevamo, ma in finale c’era Briga che fa hip hop, che considero il nuovo pop e piace al target delle ragazzine che televotano».
Ha visto quante ce ne sono fuori? Hanno scoperto anche il nome della sua ragazza, Carmen Fiorentino.
«Mi dà fastidio. I momenti che passo con lei sono privati, non vedo il motivo di tutto questo interesse. Sono qui per fare musica».
Sì, ma ha fatto Amici, funziona così.
«Faccio fatica a pensarmi come l’idolo delle ragazze, anche se vedere impazzire persone per te è una sensazione inspiegabile. È la violazione della privacy a spaventarmi».
Da quando si trucca?
«Non ricordo, ma non è un look costruito, piuttosto un omaggio agli anni ’80».
Fa tutto da solo?
«Sì, anche nella scuola, conosco i miei difetti, so come fare gli occhi più grandi».
Quale critica le ha fatto più piacere?
«Essere considerati un gruppo con un’identità musicale forte. Renato Zero, poi, per il duetto con noi ha voluto che le sue hit fossero molto alla The Kolors».
Avete davanti un’estate impegnativa, come farete a non perdervi in questo delirio?
«Leggo Osho. A parte gli scherzi, sarà difficile gestire il tutto a livello emotivo, ma fa parte dei giochi. Quando torniamo a casa ci ripetiamo: “Guagliù, non siamo nessuno”. Continuiamo a fare la nostra musica e andremo a Londra per aggiornarci. Rimaniamo con i piedi per terra sognando in grande. Bisogna mirare a 100 per arrivare a 60».
Qual è il vostro 100?
«I grandi festival internazionali come Glastonbury o Coachella».

L'intervista completa sul numero 24 di Vanity Fair in edicola dal 17 giugno


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