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Michael Bublè: “Dico addio alla carriera, il cancro di mio figlio mi ha cambiato"

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view post Posted on 14/10/2018, 20:24     Top   Dislike
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Ma si che grande idea VIAREGGIO inventa l'allegria

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FONTE: www.ilfattoquotidiano.it

Il crooner canadese annuncia al Weekend del Daily Mail l'addio alle scene. Il motivo è stata la malattia del piccolo Noah, che oggi ha cinque anni: "Al momento della diagnosi mi sono reso conto che mi occupavo di cose non importanti. Ero imbarazzato dal mio ego". Il 16 novembre uscirà Love, il suo ultimo album.

“Lascio al top la mia carriera”. Dopo 75 milioni di dischi venduti Michael Bublé annuncia sul Weekend del Daily Mail il ritiro ufficiale dal mondo della musica, a un mese dall’uscita del suo nuovo album Love, che uscirà il 16 novembre e sarà anche l’ultimo. Quello che chiude definitivamente la sua carriera. Il crooner canadese spiega che a determinare la sua decisione è stato il cancro al fegato del figlio maggiore, Noah, che si è ammalato quando aveva tre anni. Oggi ne ha cinque. Quello che è successo, spiega il cantante, “ha cambiato la mia percezione della vita”.

“In una situazione del genere vuoi soltanto morire. Non sapevo neanche se stessi respirando o meno”, racconta al settimanale britannico. “Per mia moglie era lo stesso e anche se tra i due ero il più forte, non ero forte”. Un percorso doloroso quello di Bublé e della moglie, l’attrice e modella argentina 31anne Luisana Lopilato. Sono sposati da 7 anni e oltre a Noah, hanno altri due figli: Elias, di due anni, e Vida, di appena due mesi. Il cantante racconta che il personaggio di Roberto Benigni ne La vita è bella lo ha aiutato ad affrontare la malattia del figlio. “Il film era ambientato in un campo di concentramento e il personaggio di Benigni, Guido, e suo figlio riuscivano a sopportare quella situazione solo scherzando su tutto. Non so se è stata una scelta, ma è stato quello che ho fatto – racconta -. Innanzitutto non ho mai nominato l’ospedale, perché lo chiamavo hotel del divertimento. E con le lenzuola pulite che ci davano ogni giorno, costruivo una tenda per Noah. È stato un esercizio difficile. E mi fa ancora male parlarne”.

Poi ricorda il momento in cui è arrivata la diagnosi: se prima il cantante era preso esclusivamente dal suo lavoro, il responso dei medici ha cambiato la percezione della sua vita. “In quel momento mi sono reso conto di quanto fossi stato stupido a preoccuparmi di cose che non erano importanti. Ero imbarazzato dal mio ego. Allora ho deciso che non avrei mai più letto il mio nome sulla stampa, mai più letto una recensione. Mai più usato i social media. E non l’ho più fatto”. E spiega i motivi che lo hanno spinto a tornare in sala di registrazione per incidere il suo ultimo album, Love: “Per prima cosa sentivo un debito di gratitudine nei confronti di tutte le persone che hanno pregato per noi. Gesti che mi hanno dato fiducia nell’umanità. Due, perché amo la musica e credo di conservare l’eredità dei miei idoli. E tre, perché se il mondo stava per finire – e non intendo il mio inferno personale ma il caos politico in Usa e la disgregazione dell’Europa – allora non c’era un momento migliore per fare musica”.

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